L’abbiamo sognata, l’abbiamo invocata, l’abbiamo attesa.
Per lunghe e monotone giornate, per interminabili mesi, che parevano trascorrere nel silenzio e nell’inerzia, per tutta questa stagione stanca e meravigliosa che familiari compassionevoli e medici specializzati ci hanno regalato, noi abbiamo lottato, senza muoverci dalle nostre poltrone, affinchè il miracolo si realizzasse.
Quanti ci deridevano, allora. Eravamo in pochi a chiamare “zdaura” l’Italia…
Quanti ci contstavano. “La vecchiaia è mia e la gestisco io”…
Quanti ci disprezzavano. E insieme a noi i nostri compagni più giovani. “Dovete cedere il posto sul tram. Dovete cedere il posto di lavoro”…
Stolti.
Pensavano di poter serrare il pugno sulla vecchiaia. Immaginavano di poterla tenere sempre con sè, come un bene di proprietà. Credevano di potercisi sedere sopra, come sulla liquidazione investita in BOT.
E non vedevano che il sol dell’avvenire sorge – e tramonta – per tutti. Che ogni essere umano ha diritto alla propria anzianità. Che la pensione o è internazionalista e intergenerazionalista oppure non è affatto.
Sono stati anni difficili, duri. Gli anni della “caccia al tineger”. Gli anni del “dàgli al zuvnot”.
Ma anche gli anni dell'”anziano di merda”. Gli anni del “Paese per vecchi”. Gli anni della “casta”.
Quanti ragazzi, solo perchè nati giovani (senza nemmeno essere stati interpellati), sono stati scagliati da un lato della barricata non dal cuore o dalla prostata, ma dal mero dato anagrafico. Quanti, reclutati dai “Fasci d’età”, sono stati accecati da un odio senza ragione e mandati ad uno scontro che, con il trascorrere del tempo, non avrebbero mai più potuto vincere. Quanti, sedotti dalle cattive compagnie, si sono rifugiati nelle illusioni e nelle droghe: lavoro, mutuo, famiglia, un posto in università…
Ma noi non abbiamo mollato. Anche quando la sfida sembrava impossibile, anche quando la distanza appariva incolmabile, anche quando il futuro che non ci appartiene sembrava perduto, noi, che conosciamo bene il peso di ogni gesto, non abbiamo lasciato che si affievolisse del tutto la nostra voce, il nostro biascicoso e ripetitivo lamento. Non abbiamo abbandonato il nostro progetto di un’alleanza trasversale. Di una bicamerale con servizi per non-autosufficienti e badante rumena. Di un nuovo grande inciucio intergenerazionale che riportasse al centro la bussola impazzita della politica italiana.
Ora il conto alla rovescia è terminato.
Ora quel tempo – che sembrava separarci per sempre – ha conosciuto il suo graund ziro.
“Zero giorni”.
Ora siamo qui. Insieme.
Sotto lo stesso striscione. Sotto lo stesso cielo. Dinnanzi a un unico destino.
Hanno sempre qualche soldo da parte, ci aiutano a comprare la casa, quando tirano le quoia con la q ci lasciano in eredità denaro e/o immobili, educano i nipotini mentre entrambi andiamo a lavorare in cerca di improbabili realizzazioni mantenendo sia i nipotini, sia noi che andiamo a lavorare. Il PIL non cresce, ma crescono le aspettative di vita per gli umarells, ai quali sarebbe giusto dedicare almeno una festa nazionale. Nell’attesa, gli dedico questo blog.
Umarells Buc
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Grande foto : la causa e l’effetto insieme !
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Fratelli carissmi,
la Grossa Coalizione è finalmente arrivata.
L’abbiamo sognata, l’abbiamo invocata, l’abbiamo attesa.
Per lunghe e monotone giornate, per interminabili mesi, che parevano trascorrere nel silenzio e nell’inerzia, per tutta questa stagione stanca e meravigliosa che familiari compassionevoli e medici specializzati ci hanno regalato, noi abbiamo lottato, senza muoverci dalle nostre poltrone, affinchè il miracolo si realizzasse.
Quanti ci deridevano, allora. Eravamo in pochi a chiamare “zdaura” l’Italia…
Quanti ci contstavano. “La vecchiaia è mia e la gestisco io”…
Quanti ci disprezzavano. E insieme a noi i nostri compagni più giovani. “Dovete cedere il posto sul tram. Dovete cedere il posto di lavoro”…
Stolti.
Pensavano di poter serrare il pugno sulla vecchiaia. Immaginavano di poterla tenere sempre con sè, come un bene di proprietà. Credevano di potercisi sedere sopra, come sulla liquidazione investita in BOT.
E non vedevano che il sol dell’avvenire sorge – e tramonta – per tutti. Che ogni essere umano ha diritto alla propria anzianità. Che la pensione o è internazionalista e intergenerazionalista oppure non è affatto.
Sono stati anni difficili, duri. Gli anni della “caccia al tineger”. Gli anni del “dàgli al zuvnot”.
Ma anche gli anni dell'”anziano di merda”. Gli anni del “Paese per vecchi”. Gli anni della “casta”.
Quanti ragazzi, solo perchè nati giovani (senza nemmeno essere stati interpellati), sono stati scagliati da un lato della barricata non dal cuore o dalla prostata, ma dal mero dato anagrafico. Quanti, reclutati dai “Fasci d’età”, sono stati accecati da un odio senza ragione e mandati ad uno scontro che, con il trascorrere del tempo, non avrebbero mai più potuto vincere. Quanti, sedotti dalle cattive compagnie, si sono rifugiati nelle illusioni e nelle droghe: lavoro, mutuo, famiglia, un posto in università…
Ma noi non abbiamo mollato. Anche quando la sfida sembrava impossibile, anche quando la distanza appariva incolmabile, anche quando il futuro che non ci appartiene sembrava perduto, noi, che conosciamo bene il peso di ogni gesto, non abbiamo lasciato che si affievolisse del tutto la nostra voce, il nostro biascicoso e ripetitivo lamento. Non abbiamo abbandonato il nostro progetto di un’alleanza trasversale. Di una bicamerale con servizi per non-autosufficienti e badante rumena. Di un nuovo grande inciucio intergenerazionale che riportasse al centro la bussola impazzita della politica italiana.
Ora il conto alla rovescia è terminato.
Ora quel tempo – che sembrava separarci per sempre – ha conosciuto il suo graund ziro.
“Zero giorni”.
Ora siamo qui. Insieme.
Sotto lo stesso striscione. Sotto lo stesso cielo. Dinnanzi a un unico destino.
Senza lavoro.
Vecchiaia per tutti.
(edo)
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